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Trama

Federico è un ragazzo di diciassette anni di Palermo. La scuola è appena finita e un'estate emozionante gli si apre davanti. Mentre si prepara a partire per una vacanza-studio a Oxford, Federico incontra "3P", il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome è Padre Pino Puglisi. Il professore lancia al ragazzo l'invito a dargli una mano con i bambini del suo quartiere, prima della partenza. Dopo il primo giorno capisce di avere scoperto una realtà totalmente estranea eppure che lo riguarda da vicino.
di Alessandro D'Avenia
Editore: Mondadori
Fascia di età consigliata: da 14 anni

Ciò che inferno non è


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Rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza “ti amo” a chi avevamo accanto, “sono fiero di te” ai figli, “scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.

Ciò che inferno non è racconta una piccola parte della storia di padre Pino Puglisi, parroco realmente esistito e che ha combattuto Cosa Nostra nel quartiere di Brancaccio (Palermo). Il narratore è Federico, un liceale diciassettenne con tante domande sul suo futuro e una grande passione per Petrarca, che viene invitato dal suo insegnante di religione, padre Pino Puglisi, ad aiutarlo nel quartiere malfamato di Brancaccio. In questo luogo le strade sono controllate da uomini crudeli che vivono con le regole non scritte di Cosa Nostra, ma dove vivono anche persone buone che sperano in una vita migliore.

Cosa affronta…

Questo romanzo affronta temi come l’importanza di scegliere, la libertà e la forza dell’amore, con la quale il parroco combatte la Mafia. Scegliere di schierarsi e non essere in balia degli avvenimenti e delle scelte delle altre persone. La libertà di scegliere, di amare, di viaggiare e di vivere la propria vita. La forza ineguagliabile dell’amore capace di aiutare le persone in momenti difficili.

Leggendo i pensieri di Federico si entra completamente in sintonia con lui perché i suoi dubbi e le sue domande sono le stesse che, bene o male, si pongono tutti gli adolescenti. In generale il libro è una buona lettura ma non mi ha colpito molto: la trama è interessante ma come in tutti i libri di D’Avenia che ho letto ho avuto l’impressione, a fine lettura, che mancasse qualcosa. Detto ciò, questo romanzo lo consiglio a chi ha voglia di leggere una storia diversa, che riguarda un lato importante dell’Italia.

Il linguaggio è ricco di figura retoriche: infatti Federico, che aspira a diventare poeta, dice del suo stile e della sua tendenza all’esagerazione barocca:

Del barocco amo l’arguzia, la metafora che sloga la realtà e il grande gioco delle parole con cui sfidarla d’azzardo

Con questo romanzo l’autore ha voluto celebrare Don Puglisi e ricordare il suo amore per Brancaccio, e il suo impegno per sottrarre quella parte di umanità disperata e dimenticata dalla violenza del passato e del presente per portarla verso un futuro che inferno non è.

Curiosità…

Il titolo riprende una famosa citazione di Italo Calvino, tratta dal romanzo Le città invisibili.

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se c’è n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’Inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

– Italo Calvino

 

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